CON PITUTI’ SE NE VA UN MONDO

[size=large][color=660000]Il Cinema Paradiso ha un nuovo proiezionista[/color][/size]


Fptp di Fabio Blaco

Aveva sempre detto: “Me a voi murì a què!” e quell’a què era riferito al Teatro Verdi.
Il destino è stato generoso con Giulio Vitali, per tutti: PITUTI’, e lo ha accontentato.
In verità PITUTI’, vispo come un ragazzino, nonostante i suoi 88 anni, proprio non ci pensava a morire ed intratteneva con i suoi morti, una relazione amichevole: “a so sté a truvé é tu nonn” mi diceva, al sabato mattina, arrivando dal barbiere: Il cimitero e poi il barbiere, seguendo un sereno rituale che lo portava prima davanti alla tomba del mio nonno Alvaro, il suo migliore amico, a far due chiacchiere con lui come al bar e poi a curare, con sottile civetteria, quell’immagine di uomo pubblico che si era costruito in una vita di gestore di Cinema.
Ieri sera si è spento proprio nel suo teatro, il Verdi, amore di una vita, portando via con se, e non è retorica, un pezzo di storia.
Conosco PITUTI’ dall’età di tre anni, quando mio nonno, che lo aiutava al bar del cinema, mi accompagnava con se tutti i fine settimana. La mia memoria di bambino è popolata di fantastici personaggi di cartoni Disney, cowboy mangia fagioli e poltrone di legno, che contavo aspettando che i personaggi di quel mitico mondo che era il teatro Verdi: Pitutì, la Rosina, Alvaro, Nacci…finissero di spazzare e riordinare la sala, alla fine della proiezione.
Pitutì, così piccolo, era autorità assoluta e, nella mia fantasia, un gigante coraggioso capace di dominare quel grande mostro nero e minaccioso col teschio stampato sopra, sinonimo di pericolo di morte, che era la macchina da proiezione.
Fu proprio Pitutì, dopo la morte di mio nonno, a svelare al sottoscritto, ormai sufficientemente adulto per condividere certe confidenze, certe marachelle giovanili che i due mariuoli avevano compiuto rigorosamente assieme. Confidenze che lo hanno accomunato talmente alla figura del mio avo da portarmi a considerarlo, di fatto, il mio nonno adottivo, il quinto nonno.

Fu sempre lui, politicamente sempre schierato ma mai allineato, ad offrire al sottoscritto ed ad altri baldanzosi e ambiziosi giovincelli, lo spazio per proiettare, prima dei film, il primo, eretico, innovativo, anticonformista, spot elettorale mai pensato, prodotto e realizzato a Forlimpopoli.
Fu sempre lui ad assistere alle prime esibizioni forlimpopolesi degli OnI Wytars, esibizioni che diedero lo spunto alla nascita della Scuola di Musica Popolare.
La Scuola che, da allora, in tutti i suoi 23 anni di vita, è vissuta e cresciuta trovando sicuro rifugio in Piazza Fratti e nel teatro Verdi sotto l’occhio benevolo del Pitutì che, quando era in programma un nostro concerto, si premurava di far scorta di birra Moretti che, a suoi dire, era la bevanda più consumata dal nostro pubblico.

Con Pitutì scompare un mondo fatto di lupini freschi, gazzosa, laccetti di liquirizia, battute argute, memoria storica, amore per il proprio lavoro e per il proprio paese.

Da oggi, il Cinema Paradiso ha un nuovo proiezionista e, in quella Ultima Cena ideale e laica che compare all’ingresso del Verdi, con Marilyn al centro e tutti i grandi apostoli del cinema hollywoodiano a far da corona, entra di diritto anche Pitutì:
è quello dietro la macchina fotografica, che scatta la foto gustandosi un sacchetto di lupini, rigorosamente fatti a mano.

Ciao Pitutì!

Marco Bartolini

Author: smp

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