19/04/2005 ESCE IL NUOVO CD DELLA PNEUMATICA EMILIANO ROMAGNOLA

Dopo la conferenza stampa di presentazione alla sede della provincia e le interviste a Rete 96 Network e Radio Bruno, comincia un ciclo di presentazioni del nuovo lavoro “Casa del Popolo – Canti di lotta, di lavoro, di resistenza in Emilia e Romagna” che porteremo sul palco nei prossimi giorni. Sul calendario trovate tutte le date, compresa la grande festa concerto del I Maggio alle 21,00 al Circolo ARCI di San Lorenzo in Noceto (Viale dell’Appennino, 638 – Forlì).
intanto proviamo a raccontarvi il progetto. CASA DEL POPOLO

In questo mese d’Aprile del 2005 fioriscono più o meno in ogni dove mostre, pubblicazioni, eventi, produzioni teatrali e discografiche dedicate al 60° anniversario della Liberazione.
Anche le amministrazioni romagnole si sono risvegliate e si sono indaffarate per recuperare il ritardo. Parlo di ritardo intendendo il fatto che la liberazione della Romagna avvenne in realtà nel 1944 ma, nella maggior parte dei casi, le celebrazioni di quegli eventi passarono, lo scorso anno, più o meno in sordina quasi ovunque, forse per privilegiare una data che fosse unificante per tutta l’Italia.
Verrebbe da pensare dunque che il nuovo progetto discografico della Pneumatica Emiliano Romagnola voglia in qualche modo “cavalcare l’onda” se non fosse che, “Casa del Popolo”, questo è il titolo del progetto, nasce prima, molto prima. Circa tre anni fa, poco dopo la realizzazione di un lavoro sulla musica ed i canti legati all’emigrazione degli emiliano romagnoli intitolato:“Mamma mia dammi cento lire”.
La voglia e la necessità di realizzare uno spettacolo politico premevano già allora e l’occasione si presentò quando ci venne chiesto di realizzare un concerto per celebrare il 40° anniversario di una “Casa del Popolo” (appunto) Bolognese.
Come affrontare il problema? Come evitare il rischio di ridurre lo spettacolo ad’una mera catalogazione? Come sfuggire alla retorica della riproposta intesa come ruffiana elencazione delle “hit” sull’argomento?
Con la passione e con la ricerca, questa fu la risposta.
“Casa del Popolo” non è un disco che nasce perché lo si doveva fare ma perché lo si voleva fare e lo si voleva fare non limitandosi a rovistare nel repertorio più noto di quel periodo storico, quello della guerra di Liberazione, ma costruendo un percorso che va alle radici di quella forza interiore che spinse tante persone a ribellarsi, a lottare ed, in tanti casi, a dare la vita per un ideale.
In “Casa del Popolo” abbiamo voluto mettere la musica e le parole di quella gente che prima di lottare contro il nazi-fascismo aveva dovuto imparare a lottare contro la fame, contro il padrone, contro il “caporale”, contro la coscrizione obbligatoria. “Casa del Popolo” racconta la fatica di vivere di quelle che Gramsci definiva le classi subalterne. Racconta della tristezza del dover partire soldato senza sapere ne dove ne perché. Racconta dell’odio per il padrone che lascia al contadino sempre meno di quello che gli serve per vivere. Racconta delle prime grandi lotte di classe di inizio ‘900, dello Sciopero con la S maiuscola, così duro e così lungo che, per resistere, bisognava mandare i figli lontano. Racconta della tragica inutilità di una guerra giocata a tavolino, la “grande guerra” , un risiko ante litteram giocato con uomini veri al posto dei carrarmatini. Racconta di una casta di generali incapaci e di eroi risorgimentali invocati a far giustizia della loro stupidità. Casa del Popolo canta con i ritmi del lavoro, come facevano i contadini nei campi e le mondine nelle risaie. Parla della morte della democrazia, uccisa dai fascisti assieme a Matteotti. Parla del dolore delle madri, delle compagne. Parla del coraggio e della paura. Parla della speranza che il sacrificio porta con se e parla della pazzia che rode i cervelli di chi la guerra l’ha fatta, l’ha vissuta, l’ha subita. Parla di festa, del dopo, di quando tutto è finito.
Casa del Popolo vorrebbe raccontare tutto questo e cerca di farlo attraverso le voci di quelle “classi subalterne”. Attraverso i fogli volanti dei cantastorie, attraverso le facili melodie che ben si prestavano a supportare le nuove parole che avevano voglia di uscire e diffondersi. Attraverso il dialetto di quel grande narratore di vità che era, è, Walter Galli.
La grande questione che aleggia nel mondo “intellettuale” di questo inizio secolo è se sia possibile trarre oggi, attraverso la narrazione e la memoria, una lezione, un monito. Se continuare a celebrare fatti vecchi di sessanta, cento anni, aiuti a capire, educhi?
Noi crediamo di si. Crediamo che queste storie ci aiutino a capire che in guerra, oggi come ieri, chi perde è sempre e solo la gente comune. Queste storie raccontano di gente non così diversa da noi che ha vissuto la tragedia della guerra. Ci fanno pensare che siamo stati molto fortunati e che lo siamo ancora oggi, fino a quando? In “Casa del Popolo” abbiamo provato a raccontare tutto questo alla nostra maniera, spero vi piacerà.

Marco Bartolini

Altre informazioni sul gruppo:
http://www.musicapopolare.net/modules/xfsection/article.php?articleid=24

Author: smp

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