La casa delle arti

[b][size=medium][color=009900]LA CASA DELLE ARTI
UNA PROPOSTA PER IL FUTURO DELLA VITA CULTURALE DI FORLIMPOPOLI[/color][/size][/b]

[b][size=medium][color=009900]LE TAVOLE DEL PROGETTO E LA RELAZIONE LE TROVATE ON LINE AL SEGUENTE INDIRIZZO: http://www.gruppodanza.it/torre.html [/color][/size][/b]
Se vi piace il progetto mandate una e-mail di sostegno [b][size=medium][color=009900]QUESTA E’ LA PRIMA PROPOSTA INVIATA AL COMUNE DI FORLIMPOPOLI PER IL PROGETTO DEL PALAZZO DELL’OROLOGIO[/color][/size][/b]

Fatta la Città d’Arte,
si faccia
La Casa delle Arti

Premessa

Il progetto culturale della città di Forlimpopoli ha radici antiche ed un apparato arboreo rigoglioso.

Questo grazie alle scelte di Amministrazioni lungimiranti ma anche grazie all’attivismo ed alla passione di molti cittadini che, negli ultimi 20 anni, si sono prodigati con passione allo sviluppo culturale della nostra città.

L’adozione del progetto di Città artusiana ha dato ulteriore impulso in questa direzione arrivando a far dichiarare Forlimpopoli “Città d’Arte”.
Una definizione del genere, tanto altisonante quanto impegnativa, ci ha portato ad una riflessione sul suo significato.

Città d’Arte non è e non può essere solo un luogo fatto di monumenti, di musei, di iniziative costruite attorno a tavoli di esperti e negozi aperti la domenica.

Una Città è e diventa d’Arte se il suo tessuto urbano, le sue architetture, vivono e respirano nel loro quotidiano un rapporto con i suoi cittadini ideali: gli artisti.

Da vent’anni la Città di Forlimpopoli vive questa quotidianità con la Scuola di Musica Popolare che, durante tutto l’arco dell’anno respira e fa respirare alla città, un rapporto costruttivo e creativo con la tradizione popolare nelle sue espressioni musicali. Accanto alla Scuola, altre realtà, come ad esempio il Gruppo Danza, formano forlimpopolesi e romagnoli alla cultura dell’arte in tutte le sue espressioni.

La proposta di entrambe parla di un’arte vissuta e non contemplata, un’arte del fare, fatta di mani, di piedi, di espressioni corporee, di studio e di sudore.

In queste, come in moltre altre scuole, l’apprendimento delle varie attività ha per obiettivo, oltre alla formazione ad un’educazione musicale e fisica tecnico-artistica e informativa, anche quello di preparare spettacoli carichi di portato culturale. L’esprimere con il linguaggio del corpo racconti tratti da libri, rielaborazioni dei quadri di vari autori, sentimenti ed emozioni dettati dal mondo che ci circonda ha, come fine, la sensibilizzione degli allievi, fin da giovanissimi, ad una maggiore attenzione all’osservazione ed all’ascolto del mondo circostante e la ricerca di un’attenzione che li porti alla consapevolezza della bellezza intesa come armonia e controllo del proprio corpo, come equilibrio con lo spazio e con gli altri.
Ciò fa loro comprendere che la bellezza non risiede soltanto (e non sempre) nei canoni dettati dalla moda, ma che emerge nell’approfondire le cose che ci appassionano e nell’acquisire il senso di sacrificio necessario per ottenere i propri obiettivi.

I ragazzi scoprono che per cogliere la bellezza non basta uno sguardo distratto, ma, per raggiungerla, bisogna coltivarla, con pazienza e perseveranza.

Gli spazi per esprimere questi saperi sempre più diffusi, non possono e non devono restare confinati nell’iniziativa dei privati o nella capacità di organizzare eventi del pubblico ma devono poter trovare sfogo nella possibilità di raggiungere il pubblico in ogni luogo ed ogni momento, pena la loro ghettizzazione.

Premessa 2

Presupposti storici per la vità non solo culturale di un paese, sono la vitalità della sua piazza e la capacità di creare luoghi di aggregazione e di scambio.

Per decenni, in Romagna, gran parte delle risorse in tal senso sono state rappresentate dall’esistenza di una fitta rete di circoli culturali e di aggregazione dalle origini più disparate.

Circoli ricreativi di partito, cattolici e di mutuo soccorso operaio, hanno sempre contribuito ad animare ed a far da contenitore per le necessità aggregative della popolazione.

Negli ultimi anni però, la spinta di queste istituzioni si è, via via, affievolita. Molti circoli hanno chiuso, altri faticano a restare aperti, molti romagnoli hanno abbandonato la vita dei circoli preferendo, forse, il comodo divano di casa ed un super televisore magari con dolby surround.

Il circolo di piazza Garibaldi racconta, con la sua storia, questa “evoluzione”.
Ceduto in convenzione per anni all’allora PCI in cambio di una ristrutturazione realizzata grazie al sudore della fronte ed al portafoglio dei compagni militanti, non ospita più, come un tempo, la balera, la tombola, la discoteca e tutte quelle attività che, oltre a permetterne il mantenimento, contribuivano alla vita di relazione, allo scambio ed alla coesione intergenerazionale e le sue funzioni iniziali si sono notevolmente ridimensionate con gli anni.

Nel frattempo anche la piazza, su cui il circolo insiste, è molto cambiata. L’accumularsi di sportelli bancari non contribuisce certo a vivacizzarla e le occasioni per riempirla sono sempre più legate alla realizzazioni di interventi esterni: organizzazione di eventi da parte dell’amministrazione e/o altri soggetti.

A quelli succitati, si sono aggiunti altri elementi di analisi:

La convenzione per l’affidamento dei locali del palazzo della Torre dell’Orologio scade nel 2009.
Il Comune dovrà quindi considerarne la rimessa a norma ed eventuali nuove destinazioni d’uso.
I locali attualmente destinati a Centro Culturale sono, già oggi, al limite del loro utilizzo e, comunque, non sufficenti, per quantità e tipologia, nella prospettiva di una città che cresce nei numeri e nelle esigenze di servizi.

La Proposta

Per effetto di questa analisi, un gruppo di persone che operano da anni sul tessuto culturale forlimpopolese si è ritovato a considerare l’esigenza di fare una proposta nuova.

Se, con Casa Artusi ed il Museo Archeologico, Forlimpopoli vedrà soddisfatte le esigenze dei prossimi anni, rispetto all’assetto del polo gastronomico, da un lato, e quello museale dall’altro, riteniamo che la nostra città necessiti di un terzo polo che recepisca le esigenze di coloro che operano nelle Arti del Fare.

Un polo che sappia dare spazi adeguati alle realtà capaci di produzione in campo artistico.
Un centro dove si lavora non solo per il passato, ma anche per il futuro della produzione artistica Forlimpopolese.
Una struttura dove si possa, al tempo stesso, fare didattica, ma anche aggregazione, ma anche spettacolo.
Uno spazio che possa diventare un cuore pulsante della vita culturale forlimpopolese e che, con la sua presenza, mantenga viva e vissuta anche la piazza in ogni momento dell’anno.

Abbiamo individuato la sede ideale di questa struttura proprio nei locali del Palazzo dell’Orologio attualmente in uso al Partito dei Democratici di Sinistra e, in stretta collaborazione fra docenti, persone di spettacolo ed alcuni amici tecnici, abbiamo realizzato un progetto, che alleghiamo, di nuovo utilizzo di quegli spazi.

La Casa delle Arti

La Casa delle Arti avrà spazi adatti alla didattica ed alla produzione per la musica, la danza, il teatro.
Avrà un bar di servizio, vero e proprio incrocio/piazza della struttura, dove gli “inquilini” della Casa possano incontrarsi.
Avrà degli uffici per l’amministrazione.
Avrà degli spazi dove poter presentare al pubblico le anteprime delle produzioni e ospitare piccole rassegne.
Avrà tutto quello che oggi, a Forlimpopoli, in un’ottica di sviluppo culturale, ancora, in buona parte, manca o è fortemente limitato dalla carenza di spazi.

Non si tratta di sogni campati in aria. Basti considerare che, tanto per fare un esempio, solo con gli iscritti attuali, Scuola di Musica Popolare e Gruppo Danza sono in grado di portare oltre 300 utenti alla settimana.

Si tratta di dare un futuro ad un polo di produzione culturale che già esiste nei fatti da anni e che, negli spazi adeguati, potrebbe crescere ancora portando grandi benefici alla città.

Non si tratta di investire in cultura pensando che la cultura sia un costo.
Si tratta di cominciare a credere che la cultura non è un costo, ma un investimento sia sociale che economico.
Si tratta di investire nella formazione dei cittadini di oggi e di domani usando la cultura come grimaldello per aprire le barriere sociali e culturali che stanno cominciando ad instaurarsi anche nel nostro territorio.
Si tratta di riempire di cultura del fare la voragine culturale aperta negli ultimi decenni dal modello sociale propinatoci quotidianamente dai media.
Si tratta di creare un luogo fisico dove questo possa realizzarsi ogni giorno.

Non siamo sognatori ma ci piace sognare.
Non siamo rivoluzionari ma ci piace proporre il nuovo.
Amiamo il nostro passato ma ci piace essere proiettati nel futuro.
Non chiediamo l’impossibile ma vogliamo parlare di un mondo che ancora non c’è e, soprattutto,
al pessimismo della ragione preferiamo l’ottimismo della volontà.

Fatta la città d’arte, si faccia la Casa delle Arti.
La palla è in gioco, chi vuol giocare?

Marco Bartolini, Giulia Coliola, Tadema Favali

Author: smp

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